
Ci risiamo, spostamenti limitati, a cui si aggiunge anche il brutto tempo, a volte capita di volersi rifugiare altrove. Un bel libro può portarci lontano nel tempo e nello spazio. Potrebbe essere il momento di uno di quei romanzi, magari imponenti, che abbiamo lasciato su qualche scaffale della libreria!
D’altronde i classici, come dice il nome stesso, non passano mai di moda, anzi a volte ritornano. Si possono leggere e rileggere trovando una chiave diversa, uno spunto nuovo, proprio come un abito che dopo anni ci torna la voglia di indossare. Oppure si scopre qualche capolavoro che manca all’appello delle nostre letture. A me è successo con “Il Conte di Montecristo” che mi ha incuriosito grazie ad alcune discussioni on line.
Io amo i classici, mi piace perdermi nelle pagine di questi libri senza tempo che dopo tanti anni sembrano parlare proprio a noi…uno tira l’altro e dopo Il Conte mi sono lasciata trasportare dalla grande letteratura russa che ho iniziato ad apprezzare qualche anno fa. Pensare che in Delitto e castigo si fa proprio riferimento ad una pandemia…
Da qui, un po’ per gioco, ho accoppiato alcuni grandi romanzi per alcune loro similitudini. Ovviamente ce ne sarebbero molti altri. Ci sono infine fattori che accomunano tutti i libri che citerò in seguito: oltre al fatto di essere assoluti capolavori, rappresentano senza dubbio un affresco storico-sociale della società dell’epoca e, allo stesso tempo, descrivono in maniera sublime la psicologia dei personaggi, spesso ci sono crimini, sempre ci sono storie d’amore e figure di donne indimenticabili. Ci sposteremo principalmente tra la Francia e la Russia dell’Ottocento all’ombra di Napoleone…
I romanzi extra large
Romanzi extra large, ma non è solo la mole ad accomunare questi due classici. Entrambi usciti a puntate, i loro protagonisti lottano tra il bene e il male, fino all’ultima pagina.

Il Conte di Montecristo (1844), capolavoro assoluto di Alexandre Dumas, è un romanzo storico con tratti di giallo e avventura, ambientato tra l’Italia e la Francia. Protagonista è Edmond, tradito dagli amici e abbandonato dalla fidanzata e infine trasformato in “Montecristo”, passerà il resto della vita nel tentativo di vendicarsi di coloro che ne hanno provocato l’ingiusta prigionia e l’indicibile sofferenza. Le vicissitudini di Edmond, insieme allo stile scorrevole e al susseguirsi di colpi di scena, vi terranno incollati alle pagine e vi dispiacerà essere arrivati alla fine troppo in fretta.
I Fratelli Karamazov (1879), ultimo libro di Fedor Dostoevskij scritto quasi in punto di morte, è in assoluto uno dei romanzi più importanti della letteratura russa. Romanzo filosofico ambientato nell’Impero Russo del XIX secolo, narra la storia della famiglia Karamazov, in particolare dei figli di Fedor, depravato proprietario terriero, e della sua uccisione. Verrà incriminato uno dei figli, il primogenito DmitriJ, in quanto sia lui che il padre si erano innamorati della stessa donna che gli rimarrà vicina fino alla morte. Tanti gli spunti di riflessione: attraverso la storia dei figli di Fedor, così diversi, l’animo umano viene sondato in tutte le sue sfaccettature, la vita viene vissuta in modo diverso a seconda dei propri ideali e senso della morale.
La lotta tra il bene e il male
Entrambi i romanzi prendono spunto da fatti di cronaca, entrambi hanno per protagonisti giovani che commettono un crimine ma sono anche potenti storie d’amore.

Partiamo da Il Rosso e il nero di Stendhal (1830), uno dei libri che ho amato di più.
Julien Sorel, giovane povero e ambizioso, cresciuto con il mito di Napoleone, decide di ripiegare sulla carriera ecclesiastica. Da qui sembra derivare il titolo: il rosso rappresenta l’avventura napoleonica che il protagonista non ha potuto vivere, il nero la realtà ovvero la costrizione alla vita ecclesiastica per potersi affermare. Storia avvincente fatta di intrighi, amore e ascesa sociale ma anche romanzo dalla forte critica politica del periodo della Restaurazione.
Delitto e castigo di Dostoevskij (1866), ambientato a S. Pietroburgo, è il racconto psicologico di un crimine: il giovane protagonista non esita ad uccidere una vecchia usuraia per emanciparsi dalla miseria opprimente e con questo gesto mette alla prova la capacità di infrangere la legge dell’Uomo Superiore e mette in discussione l’ordine stesso della società.
Il romanzo epico
Due romanzi che raccontano un’epoca, come un libro di storia ma con personaggi vibranti e avvenimenti che si mescolano a dilemmi morali, religione, amore. Due racconti corali straordinari e imperdibili.

Guerra e pace di Tolstoj (1865): libro di storia e romanzo d’amore con protagoniste le due famiglie Rostov e Bolkonskij. Personaggi indimenticabili come Andrej, Pierre e Natasa non vengono descritti ma li conosciamo pagina dopo pagina dal loro vissuto. Con uno stile semplice e incisivo Tolstoj racconta la nobiltà russa nel periodo napoleonico in un susseguirsi di avvenimenti e personaggi senza pari. Dentro troviamo tutto: la grande storia d’amore, l’esperienza della guerra, la religione, la storia. E’ un racconto universale che parla al cuore.
I miserabili di Victor Hugo (1862), ambientato nel periodo della Restaurazione, narra le vicende di numerosi personaggi appartenenti agli strati più bassi della società. Vero eroe qui è il popolo, rappresentato da Jean Valjean, ingiustamente condannato per un crimine insignificante (e qui ci torna in mente “Il Conte”). E’ un continuo susseguirsi di vicende e personaggi in questo spaccato della Francia. Il messaggio sociale è a favore degli ultimi e degli emarginati, altra similitudine con Tolstoj.
Non esiste al mondo felicità né infelicità, esiste solo il confronto tra una condizione e un’altra… Solo chi ha provato la sventura estrema è adatto a provare l’estrema felicità. Bisogna aver voluto morire per sapere quanto è bello vivere. (da “Il Conte di Montecristo)