Itinerari d’autunno: le Langhe

Ci sono luoghi che sono legati in maniera forte ad un periodo dell’anno.
E così è per le Langhe e l’autunno: sarà per i paesaggi che si esprimono al meglio in questa stagione con profumi e colori incredibili, sarà per i prodotti d’eccellenza di questo territorio come il vino e il tartufo. Una bella occasione per recarsi nelle Langhe potrebbe essere proprio la 90° Fiera Internazionale del Tartufo bianco d’Alba in programma dal 10 ottobre all’8 dicembre 2020.

Nel mio weekend mi sono fermata in diversi borghi inseriti in un paesaggio unico che si assapora al meglio viaggiando in auto o in moto, se la stagione ancora lo permette. Ho percepito un territorio dalla forte identità, ricco di tradizioni, fiero, dalle mille sorprese. Nonostante alcuni tratti comuni – la collina, il castello, le cantine – ogni borgo riserva visuali nuove, a volte romantiche, a volte dolci, tutte da esplorare.
E allora partiamo, vi racconto il mio itinerario nelle Langhe!

Il mio percorso segue la Strada del Barolo, ovvero la meravigliosa strada panoramica che unisce tutti i borghi delle Langhe, come Alba, Barolo, Castiglione Falletto, Cherasco, Diano d’Alba, Dogliani, Grinzane Cavour, La Morra e altri.

Il tipico paesaggio collinare delle Langhe

Il primo paese che incontriamo è proprio Barolo, il borgo piemontese dove viene prodotto l’omonimo vino. Simbolo del borgo è il castello dei Marchesi Falletti, che si scorge percorrendo la strada che porta a Barolo. Costruito nel X secolo, nell’Ottocento divenne la residenza di campagna dei Marchesi Falletti di Barolo e oggi ospita WiMu, il più innovativo museo del vino in Italia. All’interno, in 25 sale e 5 piani, si possono davvero conoscere tutti i segreti del vino, dalla produzione alla tradizione e cultura!

La piccola Chiesa di Barolo con la bella facciata intonacata custodisce al suo interno un meraviglioso soffitto tutto decorato da affreschi

Da Barolo ci spostiamo a La Morra, un piccolo comune di circa 3.000 abitanti. Nella piazza ammiriamo la Torre Campanaria del 1700, alta circa 30 metri, costruita sui resti del castello. Proseguiamo con la visita alla Cantina Comunale e poi percorrendo il cammino delle antiche mura medievali che proteggevano il paese. Da La Morra partono 7 sentieri che permettono di esplorare le vigne e offrono bellissimi punti panoramici.

La Torre Campanaria a La Morra

Nel comune di La Morra tra castelli e mura medievali spicca la cappella del Barolo, un’incredibile chiesetta colorata unica nel suo genere in Italia. Abbandonata per anni, è stata ristrutturata, per conto della famiglia Cerretto, dagli artisti Sol LeWitt e David Tremlet che l’hanno trasformata in un originale gioiello contemporaneo.

L’originale Cappella del Barolo

Merita una visita anche Verduno, paese che si raccoglie attorno al castello, adibito ad albergo-ristorante. Il luogo più bello del paese è la piazza erbosa, alla quale si accede, soltanto a piedi, da quella sottostante del castello.

Io non l’avevo segnato nel mio percorso, ma la mia amica Patrizia mi segnala Grinzane Cavour, definito “il borgo-castello”. Il nome rende omaggio a Camillo Benso Conte di Cavour che di Grinzane fu sindaco per ben 17 anni. Bellissima la posizione su un colle circondato da vigneti, che conduce lo sguardo all’imponente castello che ospita l’Enoteca Regionale Piemontese “Cavour”, dove è possibile la degustazione di vini.

I paesaggi delle Langhe: quadri dai colori che solo la natura può regalare

All’ora di pranzo arriviamo a Cherasco, una cittadina piccola ma ricca di attrattive. Innanzitutto Cherasco ha alle spalle un passato importante: già esistente all’epoca dei romani, questa città ebbe un ruolo fondamentale nel corso delle guerre napoleoniche. Nel 1796 in questa zona venne realizzato il famoso armistizio di Cherasco, firmato da Napoleone, che fissò i nuovi confini dell’Europa.

Nel centro storico la prima tappa è Palazzo Salmatoris, che deve il suo nome agli omonimi fratelli. L’edificio del Quattrocento è stato sede dei Signori di Manzano e della Sacra Sindone. Oggi ospita numerose mostre con opere di pittori provenienti da tutta Europa, come Picasso, De Chirico, Magritte e il cheraschese Romano Reviglio.

Gli archi rappresentano uno dei simboli di Cherasco. Il più importante è l’Arco del Belvedere, realizzato nel 1647 da Vittorio Amedeo I di Savoia. Poco distante si trova l’Arco di Porta Narzole, che insieme all’altro racchiude in una sorta di abbraccio il centro della città, conservando secoli di storia.

Cherasco non è solo storia, ma anche gastronomia. Molti i bistrot che offrono una cucina semplice e permettono di assaggiare le molte specialità locali. Io ho gustato un ottimo piatto di tajarin, la pasta fresca all’uovo dell’antica tradizione piemontese. Da non perdere i baci di Cherasco, morbidi e gustosi, si sciolgono in bocca. Realizzati con cioccolato fondente e nocciole tonde tostate nel forno a legna, vengono prodotte dalle pasticcerie storiche della città: Barbero e Ravera.

La facciata della Chiesa di San Pietro a Cherasco
Il Santuario della Madonna del Popolo a Cherasco

Dopo la tranquillità dei borghi, Alba ci appare subito come una “città”, vivace e animata. La capitale delle Langhe, detta anche la città delle 100 torri, ci accoglie con lo splendido centro storico medioevale in mattoni, reso ancora più bello nelle giornate di festa che celebrano il grande protagonista della cucina di Alba, il tartufo bianco.
I migliori souvenir della zona li ho acquistati proprio ad Alba e sono tutti prodotti gastronomici: oltre ai già citati tajarin e ai vini della zona, non può mancare un dolce artigianale realizzato con la nocciola del Piemonte, una delle varietà migliori al mondo.

Il vivace mercato di Alba nel periodo della Fiera del Tartufo

Concludiamo la nostra prima giornata a Canelli, piccolo centro che sorge in prossimità del confine più a sud del Monferrato Astigiano dove terminano le Langhe, a pochi passi dalla provincia di Cuneo. A dominare la “capitale dello spumante”, il simbolo di Canelli, ovvero il castello Gancia, attualmente proprietà privata dell’omonima famiglia che lo trasformò in un’elegante villa a metà del XIX secolo.

L’Asti Spumante è il simbolo di Canelli e con esso lo sono anche i luoghi dove il vino prende forma. Le Cattedrali Sotterranee si trovano nel Borgo, rappresentano in un certo senso la controparte sepolta della cittadina e sono state riconosciute dall’Unesco patrimonio dell’umanità dal 2014. Stiamo parlando di cantine antiche e incredibilmente grandi, dove i pregiati vini della zona vengono portati a riposare e dove sviluppano le loro peculiarità. Le Cattedrali Sotterranee di Canelli fanno capo a quattro grandi storiche case vinicole: Bosca, Contratto, Gancia e Coppo. Seppur con modalità differenti, tutte le 4 aziende rendono visitabili al pubblico i propri tesori.

Canelli, la capitale dello spumante

Siamo ora nella seconda delle due zone di cui si compone la Bassa Langa e la nostra domenica parte con la visita di Neive, uno dei Borghi più belli d’Italia. Anche qui a far da padrone è la magia del paesaggio con il panorama collinare, a cui si aggiungono le stradine di ciottoli che portano alla bella Torre dell’Orologio e le case dalle tegole rosse che creano un bel contrasto con il verde predominante. Il prodotto più caratteristico è il vino Barbaresco che dà il nome al nostro prossimo borgo, dove la natura e la quiete sono protagoniste assolute. Nel centro, composto da una sola via, è possibile visitare l’Enoteca del Barbaresco all’interno della chiesa sconsacrata di San Donato. Panoramico il wine bar del paese con i bei tavoli all’aperto dove è d’obbligo una lunga pausa per assaporare l’atmosfera di questi luoghi.

Nel centro di Neive
Scorci di Barbaresco con un tempo splendido

Concludiamo la serata ad Aqui Terme, in provincia di Alessandria. Località termale già apprezzata in epoca romana, coniuga benessere, storia e arte. Imponenti i resti dell’Acquedotto Romano che risale all’epoca imperiale e molti gli splendidi edifici tra cui il Palazzo Comunale, la Torre Civica che si affaccia su Piazza della Bollente, il Palazzo Vescovile e il Castello dei Paleontologi. Vivace il centro storico che accompagna il nostro aperitivo prima del rientro a casa….negli occhi i quadri naturali che abbiamo potuto ammirare!

Edicola marmorea ottagonale, con all’interno una fonte termale, in Piazza della Bollente

Mangiare e bere
Nell’itinerario delle Langhe non può mancare la visita di una cantina. Io ho scelto la cantina DeMarie a Vezza d’Alba con visita guidata e degustazione.

Dove mangiare: vi posso consigliare l’agriturismo Gallina a Santo Stefano Belbo che propone un menu degustazione della tradizione in un ambiente casalingo “vero” con cucina a vista e omaggio finale di un’ottima bottiglia di produzione locale da parte della proprietaria, rigorosamente ai fornelli.

Splendide enoteche sono presenti in tutti i borghi

A conclusione, posso dire che, al là del paesaggio, la cosa più bella è stata parlare con la gente delle Langhe che ha saputo valorizzare questo incredibile territorio. Mi riferisco in particolare a coloro che ci hanno accolto nella cantina e nell’agriturismo. Nel passaggio tra le generazioni hanno saputo coniugare antico e moderno: le tradizioni sono state mantenute e spesso inserite nel nostro tempo, ad esempio con scelte di coltivazione sostenibile. E per chi abita in un ambiente urbano fatto di palazzi e uffici, questi luoghi con i suoi abitanti trasmettono un fascino dal sapore antico e una grande forza.


E non si può parlare della Langhe senza citare Cesare Pavese. Proprio ne “La luna e i falò”, romanzo che io non mi stanco di rileggere, descrive questo paesaggio e la sua vita contadina attraverso il viaggio di Anguilla, il protagonista di ritorno nel suo paese dall’America all’indomani della Liberazione alla ricerca delle sue radici.

” Che cos’è questa valle per una famiglia che venga dal mare, che non sappia niente della luna e i falò? Bisogna averci fatto le ossa, averla nelle ossa come il vino e la polenta, allora la conosci senza bisogno di parlarne. “

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